A Dangerous Method

Trama del film di David Cronenberg (2011) e Interpreti

Locandina
Locandina
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Zurigo e Vienna sono lo scenario di una torbida storia di avvincenti scoperte in nuovi territori della sessualità e dell'intelletto. Ispirato a fatti realmente accaduti, A Dangerous Method getta lo sguardo sulla turbolenta relazione fra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, il suo mentore Sigmund Freud e Sabina Spielrein, la bella e tormentata giovane donna che viene a interporsi tra loro. Nell'intreccio è coinvolto anche Otto Gross, un paziente incline alla depravazione e determinato a spingersi ben oltre i confini della morale comune. In questa esplorazione della sensualità, l'ambizione e l'inganno preparano la scena per il momento cruciale in cui Jung, Freud e Sabina si incontrano e si separano, cambiando per sempre il corso del pensiero moderno.


USCITA CINEMA: 30/09/2011
REGIA: David Cronenberg
SCENEGGIATURA: Christopher Hampton
ATTORI: Viggo Mortensen, Michael Fassbender, Keira Knightley, Vincent Cassel, Sarah Gadon, Katharina Palm, André Hennicke, Arndt Schwering-Sohnrey, Christian Serritiello

Ruoli ed Interpreti

FOTOGRAFIA: Peter Suschitzky
MONTAGGIO: Ronald Sanders
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: Recorded Picture Company (RPC), Lago Film, Prospero Pictures
DISTRIBUZIONE: BIM Distribuzione
PAESE: Canada, USA 2011
GENERE: Drammatico
DURATA: 93 Min
FORMATO: Colore

SOGGETTO:
Tratto dal testo teatrale "The Talking Cure"di Christopher Hampton. Ispirato al libro "A Most Dangerous Method" di John Kerr.

NOTE:
Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2011

 

A Dangerous Method - la recensione del film di David Cronenberg


Dopo essere stato uno dei principali esponenti del body horror, David Cronenberg ha progressivamente esplicitato in maniera molto chiara che, fin dai suoi esordi, il discorso sulla malattia, sulla deviazione patologica e sulla degenerazione fatto sulle carni era anche chiaramente metaforico e parallelo a quello fatto sulla psiche. Che dopo Spider, allora, il regista canadese tocchi ancora direttamente ed esplicitamente il nervo della malattia mentale, non sorprende. Nel ripercorrere infatti il pericoloso triangolo intellettuale (e fisico tra due vertici) tra Carl Gustav Jung, Sabrina Spielrein e Sigmund Freud, Cronenberg non appare tanto affascinato tra la disputa clinico-teorica tra il padre della psicanalisi e il suo più celebre allievo quanto i sommovimenti e gli smottamenti mentali di Jung successivi all'incontro con una paziente che diverrà poi per lui amante prima e collega poi.
Se in una prima fase A Dangerous Method sembra voler ridursi a bignami di storia e pratica della psicoanalisi, è quando si manifesta il cortocircuito che destabilizza lo svizzero e interessa davvero a Cronenberg che le cose si fanno più complesse: cortocircuito causato dalla dissonanza tra le sue convinzioni cliniche e professionali e la pratica cui non riesce a sottrarsi, quella che lo vede cedere agli istinti, sessuali e non. Cronenberg utilizza la crisi di Jung (ma anche quella, parallela, di Freud) come metafore del crollo delle certezze di tutto un paradigma culturale occidentale, applicabile nei primi decenni del Ventesimo secolo così come (e, forse, per il regista, soprattutto) ai giorni nostri.
La crisi, appunto, di un'idea monolitica e incontaminata della natura umana e sociale, tutta maschile, maschilista e patriarcale, figlia del bisogno di razionalità e controllo, scatenata da un personaggio (non a caso femminile) che, esplicitamente, ha costruito la sua stabilità sull’accettazione della sua precarietà, della sua follia, della sua malattia. In A Dangerous Method, Sabrina Spielrein lo afferma esplicitamente: è perché era stata una paziente, che è riuscita a divenire un’analista stimata e umanamente più pacificata dei suoi due eminenti colleghi.  La forza di questo interessante ragionamento cronenberghiano, reso ancora più esplicito dai sogni premonitori dell'avvento del nazismo raccontati da Jung alla Spielrein nel finale, non è però quella che si poteva aspettare, schiacciata non tanto da un classicismo formale più che giustificato dal setting ma piuttosto anonimo, quanto da una costante e ondivaga capacità di focalizzare davvero insolita per il regista canadese.
A Dangerous Method si barcamena così tra altri e assai meno interessanti aspetti tematici e narrativi, scivolando a tratti in una trascurata medietà da melò che non ti aspetti, e lasciando dell’amaro in bocca legato all’impressione di un'opera incompiuta. Se Michael Fassbender conferma il suo talento fra qualche difficoltà, e si tollera un certo compiacimento di Viggo Mortensen perché utile alla parte, resta clamoroso il miscasting di Keira Knightley, totalmente inadeguata e controproducente 

fonte www.comingsoon.it

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