Tempo fa leggevo un testo di un famoso psicanalista, Peter Schellenbaum che ha scritto un libro a mio parere, molto interessante,
"La ferita dei non amati" che tratta dei giochi psicologici in amore. Questo scrittore analizza frasi che usiamo molto spesso
come "nessuno mi ama","nessuno mi vuole bene""era la persona sbagliata per me!".
Questo perche' molte persone si sentono sole, amate troppo poco o addirittura non amate per niente. Perchè succede questo? Magari ad aver determinato "la ferita del non
amore" è stato un amore sbagliato, una paura che ci ha accompagnato nella nostra infanzia che magari influenza ancora la nostra vita. Bisogna infatti sottolineare che
chi non si è sentito amato durante l'infanzia, fara' molta fatica ad accettare l'amore di un'altra persona, continuerà a sentirsi
non amato anche quando avviene il contrario.
Ci sono tante tipologie di non amati, tra le piu' importanti ricordiamo il tipo "pur di essere amato farei di tutto", il
gioco psicologico di chi si sottomette passivamente al piacere degli altri e vive costantemente nel terrore che l'altro lo abbandoni;
c'è poi la tipologia di chi dice "l'altro mi deve amare per forza", spesso appartiene a questa categoria la donna che ha
un disperato bisogno d'amore e attira uomini che, nella maggior parte delle volte sono inferiori a lei, li ammalia dando precisi messaggi sessuali ma poi si sente improvvisamente
"oppressa" e perde l'interesse per quell'uomo che si era cosi' tanto invaghito di lei.
C'è poi il tipo "non mi ama mai abbastanza",che è quello che quantifica l'amore e che dà un valore (quasi sempre
negativo) alla quantita' d'amore ricevuto, concentrandosi solo su quello che riceve, determinando la fine dello scambio che ci dovrebbe essere in una coppia.
C'è poi il gioco "Ti comprerò" che in genere viene praticato da persone che sono vissute in famiglie molto ricche dove l'amore
molto spesso era sostituito dal denaro e dove i genitori compensavano la loro incapacita' di amare i figli dando o negando denaro. A seconda se i figli rispondono o meno alle loro
aspettative, il denaro diventa un mezzo per accaparrarsi l'amore altrui.
Questo scrittore ci ricorda che spesso siamo stati feriti nei rapporti con gli altri e talvolta questa ferita non rimarginata, in determinati contesti sanguina ancora.
Come si potrebbe curare la ferita dei non amati, di quelli che, per una parola non detta, un abbraccio mancato, un amore sbagliato, ritornano
sugli stessi errori?
Bisogna portare in superficie il dolore che abbiamo provato e che abbiamo cercato di rimuovere, mettersi in discussione (facile a dirsi ma difficilissimo da fare!).
Bisognerebbe liberarsi dalla "ferita" che non ci permette di amare ed essere amati in modo sereno, facendo emergere anche le nostre debolezze. Ragazze, mostriamoci per come siamo, nei
pregi e nei difetti, nella nostra semplicita', togliamoci la fastidiosissima maschera della perfezione e, nei momenti in cui cerchiamo
di somigliare a persone diverse da quelle che siamo, ricordiamo quello che dice Oliver Wilson
"Impara ad essere te stesso e usa il tuo talento qualunque esso sia. I boschi sarebbero terribilmente noiosi se cantassero solo gli uccelli
che cantano meglio!"
fonte : http://www.girlpower.it/amore/coppia/occorre_saper_amare.php
Psicoanalista note e suoi lavori
Peter Schellenbaum nasce a Winterthur in Svizzera nel 1939.
Dopo sette anni di impegno nel campo teologico, terminato come docente a
Monaco, segue la formazione in psicologia analitica presso l'Istituto C. G.
Jung di Zurigo dove ha esercitato quale docente, insegnante analista e
direttore. Vicino a Locarno ha fondato l'Istituto di Psicoenergetica
Peter
Schellenbaum |
"Se una persona mi ama, ci deve essere in lei qualcosa che non va" [Paul Watzlawick] Le norme hanno senso solo in relazione alla vitalità priva di norme; l'ordine solo in relazione al caos creativo; la mente solo in relazione al corpo. Chi ha dimenticato l'impulso verso la nascita ha ceduto alla morte. Le persone che non danno valore al corpo pensano contro la vita. Insieme con la mobilità del corpo esse perdono anche la spontaneità intellettuale; confondono la vitalità con catene di idee perseguite coercitivamente e concetti sopravvalutati di cui non riconoscono il carattere sostitutivo. Trasudano mancanza di piacere, poiché solo la vera espressione di sé genera piacere: il piacere dell'impulso vitale e di una nuova nascita. Il nostro compito è di diventare tutt'uno con l'intensità della vita che lotta per esprimersi. Di tanto in tanto, quasi tutti noi giungiamo a un punto di sopraffazione, dove l'impulso vitale si trasforma in fatica e la gioia di vivere in un senso di apatia che deriva da una pressione psicologica. Poi, una volta o l'altra, ecco arrivare la goccia che fa traboccare il vaso: sperimentiamo il repentino passaggio dall'ancora sopportabile all'insopportabile, dall'impulso alla pressione, quasi come un'espressione del destino. Se intendiamo la vita come un dovere, la vita diventa pressione alla quale è necessario sottomettersi. Il principio di piacere deve cedere al principio di realtà. Al contrario, principio di energia, che sta sotto il segno di Dioniso, riunisce piacere e realtà nel "sì" a un'esistenza che non abbiamo più bisogno di dividere mediante effimeri giudizi. E' importante evitare il dolore, ma è altrettanto importante diventare tutt'uno con esso quando il dolore diventa inevitabile e determina la nostra vita. Due persone rimangono vitali in presenza di un contatto visivo prolungato solo se vivono un'intensa, comune esperienza di comprensione e amore. La seguente affermazione di Nietzsche vale anche per Nietzsche stesso: "Le persone profondamente tristi si rivelano quando sono felici. Hanno un modo di afferrare la felicità, come se volessero distruggerla, soffocarla." Anche nei non amati inclini all'eroismo le inibizioni sono più forti degli istinti, la pressione più forte dell'impulso. "Nessun simbolo può essere genuinamente nello spirito se non è genuinamente nel corpo." (Martin Buber), cioè se non implica il compimento vitale di un gesto. Le parole efficaci, che esprimono la realtà, sono quindi gesti linguistici. Come tutti i gesti con cui ci identifichiamo, generano emozioni. Esse attivano l'energia vitale, suggeriscono, riecheggiano, ci trasformano se ci apriamo ad esse come uno spazio risuonante. Al contrario, le parole astratte soffocano l'emozione, anche se generano un movimento convulso. Le persone che sentono il bisogno di raccontare immediatamente tutto soffocano il suono fondamentale del proprio animo, si tengono a distanza da frasi e immagini. Il voler utilizzare qualcosa, o il volersene liberare, significa prendere le distanze per elaborare un problema dall'esterno, quasi si trattasse di lavorare un blocco di marmo con lo scalpello. Ma questo approccio è contraddittorio e disperato. Dopo tutto, chi ha problemi? Io ho il blocco di marmo? E il problema non riguarda forse lo scalpello che tengo in pugno? E' sufficiente rimanere in contatto: consapevoli, ricettivi, attenti senza essere autocritici (cioè senza il distacco da se stessi generato da un giudizio negativo), poiché null'altro che la sensibilità riguardo a ciò che sta accadendo adesso consente agli antichi modelli di energia di sciogliersi dall'interno e di aprire la via a un olistico gesto vitale. Ciò che conta è dirsi: "Sono io stesso la persona che si interrompe sempre e si mette a tacere, che soffoca la sua naturale emozione. Ora questa persona è parte della mia vita, ha un valore e io mi identifico con essa, senza critiche." In questo modo ci uniamo alla vita e ci salviamo da noi stessi. Sono persone che non dipendono dalle cose ma ne sono attratte, che non opprimono ma dedicano attenzione. Tutto ciò che in loro ha bisogno di esprimersi non si rivolge contro ma verso gli altri. Una persona così si percepisce come una creatura lunare, in quanto considera la luce che proietta sugli altri come riflesso della luce di questi stessi altri. Le persone che basano la loro esistenza sull'energia non si abbagliano vicendevolmente ma, al contrario, apprezzano i bagni di sole che ricevono dagli altri e vi prosperano. Non c'è contraddizione nel fatto che siano più attivo di coloro che puntano con tutta la loro volontà all'autoaffermazione. Nella loro rilassata apertura, le persone che vivono di energia attraggono energia. Gli esseri umani sono sistemi di autosuggestione estremamente sensibili. Determiniamo il nostro destino resuscitando gli antichi ricordi, squilibrando la nostra vita. Continuiamo a rovistare nelle antiche ferite anche quando conosciamo già tutto di esse, generando così nuove ferite fino a che l'intera esistenza è sofferenza e l'unico sentimento è un intenso dolore. Così ci ipnotizziamo dicendo: "Nulla cambia; tutto rimane com'era". Continuare a tormentarsi con gli antichi ricordi significa tormentare la ferita del non amato, una ferita che può richiudersi soltanto se la lasciamo in pace. Non si tratta di rimozione, ma di guarigione. A livello psicologico, "essere nel corpo" e "vivere nel momento" sono sinonimi. Ogni rapporto è polare, in quanto è identico all'area di tensione dal polo complementare. L'attrazione che due persone provano l'una verso l'altra viene ulteriormente rafforzata dalla coscienza delle polarità che esse incarnano come coppia. In entrambe vengono mobilitate polarità che, senza quel rapporto,sarebbero soltanto pura possibilità, vita non vissuta. Da ciò scaturiscono tensione, eccitazione, erotismo. Diversamente, le persone centrate su di sé, prigioniere dei dolorosi ricordi delle vecchie ferite, non possono accedere al gioco polare di un rapporto. ... Dopo l'iniziale apertura estatica all'altro e di conseguenza al mondo, l'antica, traumatica chiusura si impone nuovamente. Non ci percepiamo pià dinamicamente nella vibrazione di due poli, ma staticamente come due opposti che si contrappongono. L'antico trauma, la ferita del non essere amati, riaffiora: sono respinto, abbandonato, isolato, non amato. Quale alternativa rimane a due persone che perseguono insieme il modello traumatico se non quella di riaprirsi reciprocamente le antiche ferite causando nuovo dolore? Grazie al contatto fisico il mondo diviene incarnazione radiosa della cultura. L'apollineo nasce dal dionisiaco. La luce proviene dall'interno. Risplende dal buio e non nel buio come nel Vangelo di San Giovanni. ... come i girasoli, che crescono in tutti i paesi caldi. Volgersi verso il sole e la luce: cercare lo splendore del mondo e delgi altri, assimilando e riflettendo come fa la luna, piuttosto che preoccuparsi narcisisticamente della propria luce. Questo è l'atteggiamento dell'essere umano che basa la propria esistenza sull'energia. ... Seguire la traccia del sentimento più intenso non significa ritrarsi nel proprio mondo emotivo ma, al contrario, lottare per l'espressione, la dedizione, il gesto. L'amante non si chiede chi sta amando, semplicemente sa che l'amore sta agendo. L'esperienza di un individuo sano fluisce in inconscia armonia con il duplice movimento della respirazione. Quando inspira, tende spontaneamente a concentrarsi maggiormente verso l'interno; quando espira, si espande maggiormente verso l'esterno.
La ferita dei non amati è senza parole. Non trova parole per guarirsi. I non amati possono raccontare molto di come sono stati
respinti, emotivamente abbandonati, incompresi, ma i loro racconti si riferiscono a periodi
della vita in cui erano già in grado di esprimere verbalmente la loro sofferenza. I
primi mesi di vita, durante i quali il bambino non è in grado di parlare, rimangono privi di espressione verbale anche in
età adulta. ... I non amati non potranno mai esprimere a parole ciò che hanno
vissuto nella fase fetale e neonatale. Il trauma dei non amati risale al periodo preverbale precedente e successivo alla nascita.
Nel contesto terapeutico, le conversazioni sulle esperienze successive sono spesso
alibi che distolgono l'attenzione dalla causa primaria, ovvero dalla ferita tuttora muta del non essere stati amati. In assenza di
altre possibilità, si parla di qualche cosa che non può essere avvicinato e colto a
parole. La muta causa della ferita deve trovare il modo di esprimersi perché le parole che denunciano le
successive esperienze di mancanza d'amore possano radicarsi e trovare un senso.
Altrimenti, rimangono in una sorta di limbo. Questo dilemma apparentemente
insolubile porta spesso ad analisi senza fine o ad amareggiate interruzioni della
terapia analitica prima di riuscire ad aprire la desiderata breccia nella comunicazione.
Chiunque riesca finalmente a rivivere l'antico dolore sotto lo sguardo partecipe di un altro va oltre il proprio dolore e scopre la
propria forza. Ora può dare a se stesso ciò che la madre o il padre gli hanno
rifiutato: attenzione emotiva, calore, sicurezza, affidabilità e soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Non è l'amore, ma la paura dell'amore che rende necessaria la terapia. L'amore esplode spontaneamente nella nostra vita quando ogni resistenza svanisce, sia l'amore per gli altri sia l'amore per se stessi. Se le persone che da piccole non sono state amate dedicano a se stesse la calda attenzione di cui non hanno potuto godere al momento opportuno, si vivono in modo del tutto nuovo, cioè si sentono amate. In ultima analisi, non è l'amore di un altro che può guarirci dall'antica depressione, ma l'amore che diamo a noi stessi attraverso un'attenzione diligente.
Il dolore non è positivo o negativo, semplicemente, è; è ciò che siamo. La nostra vigile attenzione, allora,
diviene identica ad esso. … Quando ci limitiamo ad "accettare" un dolore come se
provenisse dall'esterno non accade nulla, se non, forse, lo sprofondare nella depressione o la ricerca di una sovrastruttura
religiosa, come la fede in un dio sofferente e in un'eternità senza dolore. Se
invece ci viviamo in questo dolore non rifiutato, accadono cose impreviste. L'amore è indivisibile. Chi esclude se stesso dall'amore lo perde completamente. "Il vostro cattivo amore per voi stessi da della vostra solitudine una prigione" [Nietzsche]. Le persone che non si sopportano e soccombono all'apatia e all'inquietudine non appena rimangono sole, le persone che non si piacciono abbastanza per sentirsi bene in compagnia di se stesse, sono prigioniere della mancanza di amore di sé. Inutilmente vagano per il mondo alla ricerca di qualcuno che abbia la chiave per aprire la loro prigione dall'esterno. Cercano nuovi amici, nuovi amori, nuovi analisti, nuove guide ideologiche, maestri, guru, lama che svelino loro il segreto della parola magica e li liberino dall'isolamento. Ma la porta della prigione si apre soltanto dall'interno, e loro stessi sono la chiave che può aprire quella porta. La liberazione dalla prigionia nell'Io inizia con l'amore di sé. Nel Buddhismo non esiste il concetto di redenzione dall'esterno, ma soltanto quello dell'autoliberazione, che implica amore e liberazione dalla prigionia dell'Io. Soltanto l'esperienza personale può aiutare a comprendere questo paradosso. L'alterità individuale, come per esempio l'appartenenza ad una razza diversa, un handicap, un difetto, un interesse sessuale che contraddice la norma, il mancinismo, un talento straordinario o un vizio disprezzato, indica la fondamentale alterità di ogni essere umano. E' importante identificarsi con la propria alterità individuale in modo da dedicare un'attenzione amorevole a questo particolare tesoro. "Tessere un bozzolo con il filo di seta della propria anima, farsi crisalide e attendere la trasformazione" [Strindberg] rende possibile un nuovo orientamento basato sulle proprie risorse. Che cosa accade in me se non rifuggo la solitudine come un qualcosa di negativo ma divento tutt'uno con essa, ne traggo energia e ne faccio un potenziale di sviluppo? La risposta a questo interrogativo può venirci dalla meditazione, intesa non come contemplazione o visualizzazione di immagini, ma nel senso del buddhismo, soprattutto Zen, come vigile non agire, lasciando consapevolmente che i processi corporei avvengano, specie nel respiro nel suo andare e venire, in rilassata, benevola attenzione verso ciò che spontaneamente accade in noi, in una postura del corpo che stimoli questa attenzione. Così, nella meditazione emerge che solitudine e amore per l'altro sono identici. Nell'abbandonare ciò che è mio e ciò che è tuo, scopriamo che "la sostanza dell'universo non può strapparsi" [Pierre Teillard de Chardin]; che stare bene con se stessi significa al tempo stesso essere nel mondo o, meglio ancora, essere il mondo; che il corpo con i suoi organi di senso, così come il resto del mondo, sono rapporti, legami ed energia pulsante; che esiste un unico amore indiviso, cioè l'amore per tutto ciò che esiste; e che, infine, l'amore non è altro che questo vigile, ardente essere nel rapporto, che crea unione. Nei momenti di silenzio interiore l'uomo riconosce l'illusoria natura dei pensieri che lo separano dalla vera vita, dall'amore.[Pirandello, L'umorismo]. Ogni segreto è racchiuso nell'arte del lasciarsi andare, del non opporre resistenza. La compostezza significa rinunciare a ciò che vuole la mia volontà isolata e accettare ciò che ora vuole accadere, essere disponibile, lasciarmi coinvolgere dal reale e perseguirlo. E' magnifico essere solo se quell'uno in cui vivo la mia solitudine è il mondo. Un giorno l'uomo si trova scaraventato nel mondo, come in una "nascita prematura" che dura per tutta la vita, sentendosi familiare ed estraneo al tempo stesso, riflettendosi nell'altro e avvertendo un'abissale diversità. Può ribellarsi a questa contraddizione e diventare un insulso ottimista che nega la segreta agonia dell'essere separato, o diventare un insulso pessimista che rifiuta la sicurezza e la vicinanza. In alternativa, può affermare questa contraddizione: l'amore e la distanza dall'amore, la similarità e l'alterità, il calore dell'essere abbracciato e la freddezza dello spazio vuoto. Amandosi come totalità, egli scopre un nuovo amore e si lascia alle spalle il vecchio amore fatto di debolezza e disperazione, in cui tratteneva ed era trattenuto, era vittima e carceriere. Sperimenta ora un nuovo amore che riunisce in sé distanza dall'amore e essere non amato; un amore discreto e ardente che incorpora la solitudine; un amore che non ha un fine specifico ed è quindi aperto e disponibile; un amore che, amando le ferite d'amore, le guarisce. La ferita che il non amore ci ha inferto è il ventre dal quale veniamo generati molte volte. |